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DJ SHOPPING, MUSICA PER LE TUE BUDELLA

Quando passi un brutto periodo può succederti di fare cose che da te non te le saresti mai aspettate. Immaginiamo che nella vita sei un duro, che per esempio nel tempo libero fai il camorrista e maltratti a ripetizione donne affascinate dai tipi pericolosi come te: ebbene, mio caro Bruce Willis ti avverto, se le cose non ti vanno bene da un po’ con la gente o il lavoro e sei un po’ giù di morale, sappi che un certo mattino ti sveglierai un po’ più femmineo del solito, con la voglia di scendere in centro a saccheggiare negozi d’abbigliamento.
Già, può capitare anche a te di trasformarti in una perversione letteraria di Sophie Kinsella e non puoi farci nulla. Stando a sentire Nicolò Copernico la terra gira attorno al sole e il genere umano cerca sempre più spesso una compensazione psicologica alle proprie vicende personali nello stupro seriale del proprio bancomat.
Posso confermare: in questi casi mi comporto esattamente come da manuale; non vedo l’ora di digitare il pin che mi servirà a soprapagare il lavoro sottopagato dei quindici cinesi che hanno prodotto questa giacca estremamente figa, a Taiwan.
Cacchio però, se mi sta bene.
Certe volte in camerino, sei fiero di te a tal punto che mentre fai le tue solite mossette davanti allo specchio, pensi che ad uno così elegante non potrà mai più succedere nulla di spiacevole. E’ benessere, non c’è dubbio; come non c’è dubbio che è benessere passeggero, perché ad un certo punto hai come la sensazione che dentro di te ci sia qualcosa che non va e ci metti un po’ a capire che quello che non va, in realtà, non è proprio dentro di te, ma piuttosto fuori di te. Dentro quel cacchio di negozio.
Così preso dalla tua appariscenza, non ti eri nemmeno accorto di un sacco di cose. Intanto che l’interior designer che ha progettato il punto vendita non ne capisce nulla di illuminotecnica (lo stanzillo dove sei ha un faretto spietato allo zenith in grado di evidenziare ogni minima imperfezione fisica, eventuale cellulite latente o varice a scomparsa); poi, che questa specie di cubicolo di prova dove ti stai cambiando sembra fatto apposta per non venire incontro alle esigenze di praticità del genere umano (c’è tutta una serie di barriere architettoniche che renderebbero la vita impossibile anche a superman); poi infine (e soprattutto), che una musica a volume stratosfera fa da colonna sonora ai tuoi spogliarelli da circa mezz’ora (rendendoli così ridicoli, che forse sarebbe stato più dignitoso vedere Pippo Franco perdere una mano a strip poker).
Ecco, quando realizzi tutto questo è troppo tardi: di solito c’è in soprafondo l’ultima schifofonìa di James Blunt e ti si fa assoluta la certezza che questo cantautore poco soddisfa le tue esigenze di autostima e che si abbina meglio con un malessere indistinto, quello dello stare al mondo.
Insomma, al giorno d’oggi la grande distribuzione ti impone non solo delle mode discutibili – l’ultima insopportabile, quella dei pantaloni che vanno a stringere dalla vita in giù fino ad asfissiarti le caviglie e renderti esteticamente imbecille – ma pure, che è peggio, l’assoluta agonia della “musica” contemporanea. Perché se ti capita James Blunt in un negozio, diciamo che sei quasi fortunato. Il più delle volte invece dagli altoparlanti esce la registrazione dal vivo di un rave party.
Ora, non è che io voglio la filodiffusione mentre mi provo una maglietta, anche perché se per caso mi parte il concerto per piano n.2 di Rachmaninov finisce che la commessa mi trova seduto a piangere su uno sgabello per la commozione, ma capirete che svolgere dei movimenti abituali in perfetta sobrietà con della techno trance in sottofondo è qualcosa di estremamente innaturale, che ti mette a soqquadro l’apparato digerente.
E allora penso che debbo assolutamente procurarmi delle pasticche allucinogene se voglio sopravvivere alla prossima commessa truccata male, all’illuminazione cinica del punto vendita in franchising, alle barriere architettoniche dei camerini che ti fanno sentire un diversamente handicappato e soprattutto alle atmosfere angoscianti della prossima collezione musicale autunno/inverno.

Nella foto sopra, una discoteca innaturale.

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